L’ORGOGLIO NELLA DISFATTA Note e riflessioni sulla guerra di Edoardo Tonengo tenente colonnello della Regia Aeronautica

L’ORGOGLIO NELLA DISFATTA Note e riflessioni sulla guerra di Edoardo Tonengo tenente colonnello della Regia Aeronautica

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Andrea Rebora

Costellazione Orione 107 | p.260 | ed. maggio 2017
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Descrizione

Il diario di Edoardo Tonengo condensa la cronaca di una sconfitta senza gloria e del mutamento di fronte successivo all’armistizio ma anche della Resistenza, assunta a momento fondante di quella che sarebbe poi divenuta la nuova Italia repubblicana. Durante la seconda guerra mondiale il tenente colonnello Tonengo fu spettatore e nel contempo attore di quanto accadde nei tempi più bui e desolanti della storia patria. Le descrizioni cronachistiche riguardano alcuni tra gli eventi peculiari del conflitto e consentono di ricostruire le vicissitudini di colui che fu comandante della base aerea di Castelvetrano durante l’invasione della Sicilia da parte delle forze anglo-americane. In seguito ai noti accadimenti dell’8 settembre 1943, che divisero geograficamente e ideologicamente la nazione facendola sprofondare nella guerra civile, egli partecipò con coraggio alla lotta contro i nazifascisti. Non esitò a darsi alla macchia, avendo già maturato da tempo la convinzione che il fascismo, che pure gli aveva regalato gloria ed una medaglia d’argento al Valor Militare nel 1936 nei cieli dell’Etiopia, fosse divenuto inviso alla popolazione e dannoso per il futuro della nazione. E ciò non tanto per gli ideali propugnati, ai quali l’ufficiale restò sostanzialmente fedele, quanto per l’incapacità di Mussolini di effettuare valutazioni realistiche sulla situazione del Paese nonché per l’ignoranza, il pressappochismo e la disonestà che, nel suo giudizio, caratterizzavano la maggior parte dei gerarchi ed i vertici militari dallo stesso regime designati. Dalle pagine del memoriale di Edoardo Tonengo emerge una disamina straordinariamente lucida e puntuale di una guerra ormai perduta e della conseguente quanto inevitabile caduta del fascismo. I suoi scritti meritano di essere letti, meditati e interpretati come paradigmatici di un’evoluzione personale indissolubilmente legata ad eventi epocali della storia italiana ma anche della successiva rinascita civile e morale della nazione, sancita con il sangue degli eroi della Resistenza.

In copertina: Il principe di Piemonte, Umberto di Savoia, fotografato con il tenente colonnello Edoardo Tonengo durante la sua visita all’aeroporto di Castelvetrano il 27 dicembre 1942.

Andrea Rebora saggista e cultore di storia contemporanea, con Prospettiva Editrice ha pubblicato: Carri Ariete combattono. Le vicende della divisione corazzata Ariete nelle lettere del tenente Pietro Ostellino (2009) e Morire nella Grande Guerra. Le testimonianze dei combattenti (2012). Ha inoltre scritto: La Regia Aeronautica nella battaglia d’Inghilterra. Storia, testimonianze e immagini del Corpo Aereo Italiano sul fronte della Manica, (con L. Guglielmetti), Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare, Roma (2014); La memoria e l’oblio. Brandizzo nella Grande Guerra, (con C. Anselmo), Aquattro Edizioni, Chivasso (2015); C’era una volta la villeggiatura. Vacanze d’altri tempi in Piemonte fra montagna e laghi, (con G. Aimino e G.V. Avondo), Edizioni del Capricorno, Torino (2017). E’ collaboratore della rivista Il Carrista d’Italia.

Introduzione

Il diario di Edoardo Tonengo, circoscritto all’arco temporale compreso tra il giugno del 1943 e l’aprile del 1945, condensa in poco più di 200 pagine ma-noscritte la cronaca di una sconfitta senza gloria, del mutamento di fronte succes-sivo all’armistizio e della Resistenza, assunta a momento fondante di quella che sarebbe poi divenuta la nuova Italia repubblicana. Si tratta di un quaderno di an-notazioni compilato da un uomo che, con il grado di tenente colonnello della Regia Aeronautica, fu spettatore e nel contempo attore di quanto accadde nei tempi più bui e desolanti della storia patria. Questo memoriale, conservato dalla famiglia Tonengo da oltre 70 anni, rappresenta una fonte di rilevante importanza per contribuire all’analisi di un periodo particolarmente complesso e controverso.
La biografia di Edoardo Tonengo si intreccia indissolubilmente con le vi-cende della Regia Aeronautica, di cui fece parte fino a quando questa venne di fatto a cessare come entità militare in seguito all’uscita dell’Italia dalla seconda guerra mondiale ed allo sfacelo derivante dalla proclamazione dell’armistizio.
Le descrizioni cronachistiche riguardano alcuni tra gli eventi peculiari del conflitto e consentono di ricostruire le vicissitudini di un ufficiale che fu coman-dante della base aerea di Castelvetrano durante l’invasione della Sicilia da parte delle forze anglo-americane. In seguito ai noti accadimenti dell’8 settembre 1943, che divisero geograficamente e ideologicamente la nazione facendola sprofondare nella guerra civile, egli partecipò con coraggio alla lotta contro i nazifascisti.
Alle pagine cariche di tensione emotiva ma anche di critiche nei confronti dei propri superiori e del regime scritte dal tenente colonnello nell’estate del 1943, in concomitanza con il crollo militare e la caduta dell’isola, fanno seguito quelle scritte successivamente dal latitante, costretto a nascondersi per non essere cattu-rato dai nazifascisti. Una situazione solo in apparenza paradossale poiché condi-visa da migliaia di individui i quali, nel periodo che ancora oggi non tutti hanno il coraggio intellettuale di definire guerra civile, furono chiamati ad effettuare scelte e assumersi responsabilità troppo gravose per la maggior parte di essi.
Tra quanti non ebbero paura di schierarsi, non tergiversarono e non rim-piansero mai la propria decisione vi fu Edoardo Tonengo che, colto in licenza presso la propria famiglia al momento della proclamazione dell’armistizio, non esitò a darsi alla macchia, avendo già maturato da tempo la convinzione che il fascismo, che pure gli aveva regalato gloria ed una medaglia d’argento al Valor Militare nel 1936 nei cieli dell’Etiopia, fosse ormai un germe da estirpare poiché divenuto inviso alla popolazione e dannoso per il futuro della nazione. E ciò non tanto per gli ideali propugnati, ai quali l’ufficiale restò sostanzialmente fedele, quanto per l’incapacità di Mussolini di effettuare valutazioni realistiche sulla situa-zione del Paese nonché per l’ignoranza, il pressappochismo e la disonestà che, nel suo giudizio, caratterizzavano la maggior parte dei gerarchi fascisti ed i vertici mi-litari dallo stesso regime designati.
L’instaurazione della Repubblica Sociale Italiana al nord, il governo di Ba-doglio al sud, la crisi della monarchia, le angherie dei nazifascisti, la guerra parti-giana e la lotta per la liberazione costituiscono gli spunti principali delle pagine scritte dopo l’8 settembre 1943, la data spartiacque dopo la quale nulla sarebbe più stato come prima nella storia d’Italia come nella vita di Edoardo Tonengo. Non a caso fu proprio quest’ultimo a suddividere il proprio diario, già durante lo svolgersi degli eventi, in due distinte parti nelle quali, come già evidenziato, recitò ruoli completamente differenti. Dai suoi scritti emerge una disamina straordina-riamente lucida e puntuale di una guerra ormai perduta e della conseguente quanto inevitabile caduta del regime fascista.
Nella descrizione dei drammatici giorni dello sbarco delle truppe anglo-americane in Sicilia, si possono già trovare lo sgomento e il caos che caratterizze-ranno poi l’annuncio dell’armistizio quando, assieme con le proprie forze armate, anche l’intera nazione si sarebbe trovata “allo sbando”.
L’amaro resoconto degli atti criminali con cui i soldati e la popolazione saccheggiarono il magazzino dei viveri della base di Castelvetrano non fa che an-ticipare quanto accadrà alcune settimane più tardi in ogni parte d’Italia. Il “Tutti a casa!”, motto reso celebre dal film di Luigi Comencini, nelle province siciliane invase fu una realtà forse ancora più sconvolgente di quella verificatasi in seguito al tristemente noto proclama di Badoglio, quando i reparti combattenti, rimasti privi di ordini e abbandonati a se stessi dai vertici politici e militari, verranno am-biguamente lasciati di fronte al sibillino ordine di cessare “ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane” ma nel contempo invitati a reagire “ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
La caduta di Pantelleria, seguita pochi giorni dopo da quella della piazza-forte di Augusta, entrambe ritenute baluardi del sistema difensivo nazionale ed arresesi senza opporre resistenza al nemico, costituirono fatti emblematici dello scollamento già verificatosi tra i militari e il regime fascista, ormai incapace anche di far leva sugli ideali patriottici nonostante un ventennio di propaganda martel-lante inneggiante a valori incarnati dal motto “credere, obbedire, combattere” al quale nell’estate del 1943 in Sicilia nessuno intendeva più aderire.
Il memoriale del tenente colonnello Tonengo inizia proprio con l’analisi degli eventi che precedettero la cessazione delle ostilità contro gli anglo-americani, negli ultimi mesi di una guerra sfiduciata e combattuta ormai soltanto per senso del dovere, con l’invasione dell’isola vista quale prologo dell’inevitabile sconfitta.
Il diario prosegue poi con gli appunti relativi al lungo periodo della latitanza se-guito alla proclamazione dell’armistizio ed alla decisione dell’ufficiale di non ade-rire alla Repubblica Sociale Italiana.
Nel manoscritto Edoardo Tonengo affronta i temi cruciali legati alla guerra patriottica, presto tramutatasi in guerra civile, cogliendo i punti salienti di una realtà di estrema complessità, soffermandosi in particolare sul dissolversi delle certezze istituzionali, sulla fondamentale importanza di un’incondizionata ade-sione ai propri ideali e sul valore fondante della scelta di schierarsi in un contesto storico e politico in cui entrambi i contendenti si accusavano l’uno con l’altro di tradimento.
Il memoriale rappresenta anche un violento pamphlet contro il nuovo stato, immediatamente riconosciuto dal relatore come fantoccio della Germania nazista e profondamente avverso alla larga maggioranza della popolazione. Egli fu, tipicamente, un esponente dell’embrione resistenziale scaturito dallo spirito di rivalsa antitedesco e antifascista di nuclei di ufficiali e soldati delle forze armate italiane, provate dalla partecipazione ad una guerra in cui il regime e gli alleati nazisti non avevano risparmiato umiliazioni e disfatte disastrose.
Una volta divenuto uno “sbandato”, privato del proprio lavoro nonché dello stipendio con cui manteneva la famiglia, costretto alla clandestinità ed a cam-biare più volte il proprio nascondiglio per sfuggire a quanti gli davano la caccia, Edoardo Tonengo riuscì a trovare la forza per non piegarsi e l’orgoglio per reagire.
Con il suo coraggio si contrappose alla maggioranza degli italiani che scelsero di attendere la fine della guerra andando ad ingrossare le file di quella che Renzo De Felice avrebbe efficacemente definito la “zona grigia”.