TRIATHLON E IRONMAN (e-book)

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Matteo Simone

sport | ed. 2020 | p.164 | formato e-book
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Descrizione

Per approfondire il mondo degli atleti di triathlon ironman, ho costruito un questionario e ho raccolto alcune risposte. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di disciplina considerata estrema. L’ironman prevede 3,8 km di nuoto, 180 km di bicicletta e la maratona di corsa a piedi (42,195 km).
Rispetto al senso di essere ironman, alcuni atleti hanno evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni. Dalle loro risposte emerge che le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti a investire in tempo, fatica o danaro.
Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo. Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico, ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali, quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana; infatti, essi permetteranno di saper gestire e affrontare determinate situazioni considerate difficili.

Matteo Simone. Psicologo e psicoterapeuta Gestalt ed E.M.D.R. Atleta e Dirigente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica “Atletica La Sbarra & I Grilli Runners”. Ciclista e triatleta dell’Associazione Podistica Solidarietà. Collabora con T.T.S.srl (Territorio Turismo Sport) per l’organizzazione di eventi a carattere sportivo-turistico-culturale tra cui i Running Camp in Kenya.
Autore dei libri: Lo sport delle donne; Sport, benessere e performance; Carlos Castaneda incontra don Juan; Ultramaratoneti e gare estreme; Sviluppare la resilienza; Doping Il cancro dello sport; Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport; Psicologia dello sport e dell’esercizio fisico; Psicologia dello sport e non solo; Contatti: 3804337230 – 21163@tiscali.it

Prefazione
di Flavia Salomone

Quando penso alla corsa le immagini e le sensazioni che mi invadono evocano un profondo senso di libertà e il piacere del vento sulla pelle. Correre per me è una sorta di canto libero e nulla più, ma se pensate che sia una runner, nel senso stretto del termine, vi sbagliate di grosso. In effetti a pensarci bene non riesco ad incasellarmi in nessuna disciplina sportiva, un misto tra un gatto sornione e uno scoiattolo curioso. Tuttavia: la nemesi esiste!
La vita è davvero sorprendente. Nell’andare dell’esistenza mi sono avvicinata al mondo del running, quasi per caso e per lavoro con la curiosità e l’entusiasmo di chi sta per intraprendere un viaggio in un mondo sconosciuto. Nella foga di cercare notizie ho scoperto storie straordinarie, i mille e più motivi che spingono le persone a indossare un paio di scarpe da corsa e abbandonarsi alla gioia di un movimento archetipico.
Born to run, non è solo il titolo della indimenticabile canzone del Boss, al secolo Bruce Springsteen, ma è la radice del nostro essere umani: scesi dagli alberi abbiamo imparato a camminare e poi a correre per sopravvivere. Fuggivamo dai predatori e inseguivamo le nostre prede nell’armonia di una danza primordiale. È incisa nel nostro DNA la memoria di questo moto antico e la felicità che ci dona e il segreto del suo benessere, ormai acclarato dalla comunità scientifica, forse risalgono all’alba remota delle nostre radici.
Di corsa in corsa ho cominciato a chiedermi il senso di gare “massacranti” come le maratone e le mud race o ancor di più i trail e gli ultratrail. Così mi sono imbattuta in Matteo Simone, che dell’estremo ha fatto un modus vivendi. L’ho intervistato più volte proprio per comprendere quanto è forte il legame tra mente e running. La domanda che gli posi allora era “perché sottoporsi a certi sforzi? Follia o masochismo?”
Oggi, che Matteo mi ha chiesto di scrivere la prefazione al suo libro la domanda è ancora più o meno la stessa. Perché le persone, soprattutto dopo i quaranta, decidono di praticare sport estremi? Qual è il beneficio di tanta fatica? Cosa cercano?
L’infinito…
Un tuffo al di là del limite, inseguire l’orizzonte per raggiungerlo e andare oltre e scoprire cosa c’è dopo. Attraverso le pagine di questo libro si svelano aspirazioni, desideri, paure, intenzioni. Sono le vite di questi Ironman, atleti appassionati alla ricerca del senso del vivere.
Eh sì lo sport è anche questo. Un modo per dare senso alla propria esistenza, un’occasione per tingere di nuovi colori la quotidianità ingrigita, un’esperienza individuale e collettiva allo stesso tempo. Praticare sport estremi, in cui la fatica è scontata, è la palestra migliore per mettersi in gioco, per scoprire chi sei, perché per andare oltre devi imparare a conoscerti, devi sapere qual è il tuo limite, devi sapere fino a dove puoi spingerti. Un viaggio sul limite, un cammino dentro sé stessi per potersi proiettare oltre sé stessi. Questo è ciò che affascina persone comuni e le trasforma in Iroman. Ci vuole passione, ci vuole un fisico allenato ma ci vuole soprattutto una mente pronta a sostenere ogni passo. Perché anche gli eroi temono di cadere e di non farcela.
Ma la forza nasce dalla consapevolezza che ogni gara è solo un tassello di un cammino molto più complesso, perché al di là del risultato ciò che conta è esserci stati.
Lo sport diventa così una metafora della vita, allenarsi a superare il limite, acquisire consapevolezza, conquistare la resilienza sono le chiavi per affrontare anche le giornate che ti si mettono di traverso, la fatica che accumuli nei muscoli ti insegna che qualunque cosa accada tu puoi farcela.